Al tempo della crisi l’accountibility è il fattore competitivo per eccellenza. Per questo, anche per le aziende di produzione materiale, la cosiddetta c diventa una voce a bilancio, ascrivibile ai ricavi.
Il concetto, di derivazione economico-finanziaria, ha via via allargato il suo spettro di significazione alle varie forme di attenzione che l’azienda riserva a tutte le categorie di stakeholders e non solo ai soggetti economici di riferimento primario (il core business, se ci si riferisce all’assetto organizzativo e produttivo, il cliente diretto, se si considera il mercato di riferimento).
Tutte le altre componenti sociali ed economiche non contemplate dallo schema produttivo classico possono essere, pertanto, marginali ma non emarginabili, poiché hanno comunque una capacità di influire sui processi di evoluzione (e involuzione) aziendali e di essere suscettibili di incidenza contabile. Ed ecco che temi come la responsabilità sociale d’impresa, la sostenibilità, l’etica finanziaria, il mecenatismo culturale e la filantropia entrano a buon diritto nella faretra delle frecce destinate all’arco aziendale.
Ma accountability vuol dire anche capacità di servizio, negoziabilità, feedback e ascolto, a corredo (non accessorio) del prodotto tangibile. Nel settore dei serramenti tutto ciò sembra avere una direzione nuova, accanto alle altre: quella dei progettisti e degli studi tecnici, considerati come termine medio proattivo rispetto ai mercati di sbocco.
L’Ufficio Tecnico di mysinergy ha da tempo intrapreso una politica di massima attenzione alle esigenze di chi progetta per l’edilizia, instaurando rapporti collaborativi bidirezionali, che trascendono lo scopo ultimo della vendita e alimentano il valore della relazione fiduciaria, declinata in almeno quattro ambiti: fidarsi di, affidarsi a, confidare in, godere di reciprocità.
Una vision che collima con quanto argomentato, in proposito, in un servizio pubblicato sul numero dello scorso dicembre di serramenti+design, a firma di Cesira Svaldi.
Ingegneri, architetti, geometri, periti edili, responsabili degli uffici tecnici della Pubblica Ammninistrazione e delle aziende a partecipazione pubblica, persino amministratori di condominio e interior designers. Sono le figure che compongono la pletora di professionisti che potenzialmente intervengono nel guidare la scelta di infissi e serramenti da parte del cliente finale che a loro si rivolge. Un gruppo di specialisti e opinion makers che in Italia si stima essere composto da oltre un milione di persone, le quali, oltre a essere interlocutori chiave per il raggiungimento del singolo consumatore, costituiscono spesso vere e proprie antenne catalizzatrici per la centralizzazione delle commesse, in ragione della discrezionalità che alcuni di loro hanno rispetto alla redazione dei capitolati di opere edili.
Per i player industriali nel settore degli infissi e dei serramenti si apre, dunque, una sfida per la modernizzazione rispetto alle forme e alle modalità di considerazione dei progettisti e dei tecnici.
Questi ultimi, infatti, rivendicano a giusta ragione una disponibilità alla negoziazione e al confronto in ordine a questioni tecniche e prestazionali del prodotto, essendo lo stesso candidato a entrare in un progetto da loro ideato e redatto e su cui la competenza del progettista merita uno spazio di espressione quanto meno paritetico.
È così che un approccio al progettista sbrigativo ed esclusivamente finalizzato alla vendita è un errore grave, che denuncia una colpevole arretratezza rispetto ai fondamentali della cultura d’impresa contemporanea. Tanto quanto parziali e di corto respiro sono le sole soluzioni volte alla premialità: viaggi premio, formule convetion&holiday, riconoscimenti in denaro.
Il progettista moderno chiede, invece, di essere trattato come un interlocutore credibile e ascoltato come professionista con competenze integrate e complementari. Gli si devono più argomentazioni tecniche, misurazioni e indicatori di performance e non alchimie commerciali sovrabbondanti o consulenze pretestuose svelate in flagrante.
Il suo ruolo – si sostiene sulle pagine di serramenti+design – «si identifica sempre più nelle collaboazioni condivise, preché ogni cantiere, ogni progetto è un momento di crescita e di confronto tecnico che permette a entrambi (studio tecnico, azienda, committenza professionale) di sviluppare le proprie competenze con una corretta interpetazione delle relazioni che non necessariamente si trasformano subito in ordini. E qui va ricercato l’errore più grande che si può compiere: proporre un modello e non una soluzione, lasciando quindi presumere che il proprio prodotto sia adatto a tutti i progettisti, a tutti i mercati ed a tutti i cantieri; che la sola logica di collaborazioni ricercate sia quella di concludere l’affare».
I progettisti di oggi sono più sensibili ai temi della qualificazione energetica degli edifici (risparmio, performance, dissipazione, funzionalizzazione) e all’integrazione tecnica ed estetica degli infissi sull’opera muraria. Desiderano non essere “rimbalzati” dalle aziende produttrici di infissi e serramenti nelle richieste di disegni tecnici e simulazioni applicative. Gradiscono ottemperare all’obbligo di formazione continua ascoltando relatori pronti a sostenere il confronto e a cercare soluzioni, non sedicenti guru del team building o direttori commerciali “programmati” per fare i volumi.
Si fa largo, cioè, la necessità di coltivare un valore indice della contemporaneità, che nel nostro caso può definirsi service. Questa peculiarità, intesa come centralità dell’ascolto, bilateralità e condivisione di esperienze, è un assunto imprescindibile per mysinergy, che si contraddistingue come brand 2.0, ovvero marca in relazione, spazio interattivo aperto al confronto personale, ben al di là delle possibilità rappresentate dal web (che pure sono contemplate con l’Area Riservata di questo sito).